Diario di un NO TAV nel Cauca

Diario di un NO TAV nel Cauca

Dov’è il Cauca?

In una delle regioni più violente della Colombia vivono oltre 100 mila indios di etnia nasa. Presi tra i due fuochi dell’esercito e della guerriglia, rischiano di essere sopraffatti dalla legge del più forte e di perdere le loro terre ancestrali. Per questo motivo hanno fondato un movimento nonviolento il cui obiettivo è la difesa dell’identità indigena e del diritto alla vita.

Come spiega NASA ACIN (Associazione Nazionale Indigena Nord del Cauca), organo del governo indigeno:
“La Minga di Resistenza Sociale e Comunitaria del SudOccidente Colombiano stá facendo la storia in Colombia. Quando la gente si accorge che stá facendo la storia, sta molto bene. Quando il popolo sa che sta scrivendo la storia, non é interssato alle piccole conquiste.

Per questo, la Minga non viene a negoziare con Uribe.Non andiamo a negoziare nulla! Quello che viene a fare la Minga é smascherare di fornte al mondo la politica di guerra e di terrore che questo governo sta utilizzando contro tutti coloro che reclamano i loro diritti. Stiamo rendendo evidenti i crimini di Uribe e la illegittimitá del suo regimo narco-mafioso e paramilitare”.

Questi in sintesi gli obiettivi:

1 – Difender la vita e i diritti territoriali, politici ambientali ed alimentari;
2 – Rifiutare la illegittimitá e illegalitá di questo governo alleato col paramilitarismo;
3 – Diritti umani conservati e pace per tutti;
4 – Liberare la Madre Terra, dato che fin quando sará sottomessa e distruttua non ci sará futuro per nessuno.

SEGUONO GLI AGGIORNAMENTI E I COMUNICATI

Durante la mia permanente in Cauca sono venuto a conoscenza e ho avuto contatti con il movimento indigeno per la difesa e la riconquista della Madre Terra.In quasi 25 giorni io e i miei compagni di viaggio abbiamo avuto modo di conoscere il modo di vivere e resistere in difesa delle loro terre ancestrali ma abbiamo anche avuto modo di vedere alcune cose poco confortanti.

Il movimento indigeno copre una vastissima parte del territorio del Cauca dove il 98% della popolazione sono appunto indigeni, la loro lotta è improntata sul rispetto della madre terra e sul contrastare le concessioni governative minerarie che vogliono devastare il territorio per estrarre oro e pietre preziose ma anche dal conquistare e rivendicare le terre ancestrali.

Il movimento ha all’interno 2 associazioni: ACIN asociacion de cabildos indigenas del norte del cauca e CRIC consejo regional indigena del cauca. Queste 2 realtà concertano con il governo il possesso, la gestione e la ripresa delle terre andando spesso in contrasto con il volere della popolazione.

Il caso più eclatante e grave esiste con il MOVIMIENTO SIN TIERRA LOS NIETOS DE QUINTIN LAME. Questo movimento si ispira ad EMANUEL QUINTIN LAME, indigeno vissuto dal fine 1800 fino al 1967, personaggio molto carismatico che per primo si oppose ad una logica governativa invitando la popolazione indigena a disubbidire al volere del governo colombiano e, si dice, a costituire un movimento armato in difesa delle famiglie indigene oppresse in modo violento dall’esercito e dalla polizia.

Il movimento oggi conta circa 350 famiglie e sono per lo più ubicate sulle montagne a sud di Santander de Quilichao. Ancora adesso sono accusati di essere dei violenti, dei terroristi e di essere un movimento armato ma avendo vissuto un tempo lungo con loro abbiamo condiviso molto del loro pensare, per tutto il resto tutto il mondo è paese e sappiamo benissimo come funziona la macchina della repressione.

Loro rivendicano la possibilità di avere delle terre per poter coltivare e sopravvivere ma queste terre a loro non sono concesse.

La spaccatura tra ACIN e CRIC nasce dal momento in cui per necessità decidono di occupare delle “finche” (cascine) con terreno annesso di proprietà di grandi latifondisti che le lasciano in stato di abbandono.In 2 casi abbandonarono l’occupazione perché le 2 organizzazioni in accordo con il governo gli promisero delle altre terre, peccato che le terre si trovavano a 400 km da quella zona, quindi in un altra regione fuori dal loro contesto sociale. Nel 1991 decisero di occupare la “finca del nilo” in Caloto e il 16 dicembre 1991 furono attaccati da esercito e paramilitari che aprirono il fuoco e uccisero 20 indigeni tra cui donne e bambini.

Ora quel luogo è un sacrario con le croci dei caduti. Immaginate un immensa distesa di prati verdi ed in cima ad una dolcissima collina i resti di quel che rimane di una cascina disseminata attorno di croci, è stato il momento più emozionante di questa mio tempo in Cauca, sentire la voce dei parenti e dei sopravissuti a quel giorno che ti raccontano l’accaduto. Noi eravamo impietriti ad ascoltare queste persone che in quel momento condividevano un dolore che ancora oggi è molto vivo anche perché non hanno avuto l’appoggio di nessuno, nemmeno del ACIN e del CRIC, il governo non ha mai riparato a quella strage, nascondendola a livello nazionale e internazionale.